Menopausa

La stagione fertile della vita femminile termina con l'ingresso in menopausa. Si tratta di un passaggio che avviene gradualmente, in un periodo di tempo che varia da alcuni mesi a qualche anno e che si accompagna al progressivo decadimento della funzione ovarica.

Durante questo periodo, chiamato climaterio, il ciclo tende ad accorciarsi e/o allungarsi con ritardi ingravescenti sino a periodi di assenza completa per alcuni mesi. Le mestruazioni possono essere più abbondanti o scarse e possono comparire perdite intermestruali; tali alterazioni sono determinate da ovulazione incostante e si accompagnano a ridotta fertilità. Altre manifestazioni tipiche di questa fase di transizione sono le vampate di calore, l’alterazione del tono umorale, la secchezza vaginale, i disturbi del sonno. L’assenza del ciclo mestruale per dodici mesi consecutivi permette di dire che la donna è in menopausa, ma questo rappresenta solo uno dei sintomi correlati all’interruzione della produzione ormonale da parte dell’ovaio. L’età media della menopausa è di circa 51 anni e si parla di menopausa prematura se avviene prima dei 45 anni o iatrogena se causata dall’asportazione delle ovaie o in seguito a terapie mediche, quali quelle antitumorali. L’arrivo della menopausa rappresenta un momento delicato nella vita di ogni donna per le modificazioni fisiche e psicologiche ad essa correlate; dalla capacità di risposta e adattamento di ognuna, dipende il proprio benessere psicofisico. Al di la delle modificazioni ormonali, questo è legato alla personalità, contesto socio-familiare e lavorativo; ogni donna quindi ha la propria menopausa. Le manifestazioni possono avere una grande variabilità: chi la vive come una liberazione dal flusso mestruale che provocava dolori e/o eccessiva perdita di sangue, altre che la interpretano come una perdita della propria femminilità e un sintomo di invecchiamento legato anche alla modificazione corporea Già durante il climaterio compaiono, a momenti alterni, i sintomi vasomotori (caldane o vampate di calore). Consistono in un improvvisa sensazione di calore intenso tipicamente  localizzato a testa  e collo, tachicardia, e successiva profusa sudorazione: spesso avvengono di notte, disturbando il sonno, o in condizioni di stress. Recettori estrogenici ed androgenici sono presenti ovunque nell’organismo; la carenza ormonale e la conseguente mancata stimolazione di questi,  è responsabile anche di dolorini muscolo articolari migranti, pelle più sottile e secca, capelli più radi e sottili. Anche il tono dell’umore cambia: aumenta l’irritabilità, l’ansia, la depressione, difficoltà di concentrazione  ed iniziale perdita di memoria. Cambia la struttura corporea, non solo per l’aumento di peso (alcuni Kg) ma anche per la sua distribuzione, con accumulo soprattutto al seno, addome, fianchi. I tessuti dell’apparato urogenitale, particolarmente sensibili agli estrogeni, diventano meno elastici, più sottili ed asciutti e come conseguenza si avrà secchezza vaginale, bruciore, prurito, scarsa o nulla lubrificazione con conseguente dolore ai rapporti; a livello vescicale si traduce in urgenza urinaria, minzione non soddisfacente, cistiti frequenti. Questi problemi tendono a peggiorare nel tempo determinando disagio nella donna e peggioramento della relazione di coppia. Nel medio e lungo periodo si manifestano altri problemi a carico:
• dell’apparato cardiovascolare
• dello scheletro e dei muscoli
• del cervello
Spesso con la menopausa si ha un aumento del colesterolo e dei trigliceridi, della glicemia e della pressione arteriosa. Notoriamente questi sono fattori di rischio cardiovascolare (infarti, ictus) e metabolico (diabete, sindrome metabolica). Diminuisce progressivamente il contenuto di calcio nell’osso con comparsa di osteopenia che spesso evolve in osteoporosi. E’ questa una patologia subdola che non da preavvisi e si manifesta con cedimenti vertebrali, fratture di polso e/o femore. Sono fattori predisponenti la magrezza, il fumo, la sedentarietà, la familiarità. L’utilizzo di farmaci quali cortisonici per lungo tempo, patologie tiroidee o intestinali che causano malassorbimento, carenza di Vit. D, sono altri fattori predisponenti e determinanti. I muscoli diventano ipotrofici per il fenomeno della sarcopenia. Se la perdita di memoria, entro certi limiti, è fisiologica, talvolta si manifesta un deficit cognitivo più severo ed ingravescente che può giungere sino all’Alzhaimer, più frequente nelle donne che negli uomini
.

Cosa fare quindi per alleviare i disturbi  e prevenire le complicazioni del medio e lungo termine?
La prima cosa è adottare un corretto stile di vita basato su alimentazione adatta, attività fisica, eliminazione di abitudini voluttuarie. La dieta giornaliera deve essere varia, ricca di frutta, verdura, legumi, cereali, pesce (specialmente pesce azzurro) e carni magre; occorre limitare i carboidrati complessi quali pane, focacce, pasta, riso, patate e ridurre al minimo i dolci. Il rallentamento del metabolismo dopo la menopausa favorisce l’aumento di peso e l’accumulo di grasso specialmente a livello addominale. La circonferenza della vita, misurata a livello dell’ombelico, è un indice di questo deposito ed esprime il rischio cardiovascolare e metabolico di una persona; valori uguali o superiori agli 80 cm. nella donna, sono a rischio.
Per la salute delle ossa è importante un corretto apporto di calcio e Vit.D. Il calcio è presente nel latte e suoi derivati ma anche nei legumi, ortaggi a foglia e alcuni pesci, come sardine e acciughe; la Vit D, indispensabile per l’assorbimento del calcio e controllore dell’assorbimento osseo, viene prodotta dall’organismo nella pelle, in seguito all’esposizione solare. L’attività fisica comporta innumerevoli benefici: migliora l’umore, favorisce il riposo notturno, previene l’osteoporosi e contrasta la sarcopenia; previene le malattie cardiovascolari ed il decadimento cerebrale. Non è necessario esagerare ma basta un’attività fisica moderata quale può essere una camminata di 30 minuti circa 5 volte la settimana. E’ buona norma evitare il fumo e limitare l’alcool ad un bicchiere di vino al giorno. Queste sostanze peggiorano i sintomi della menopausa ed aumentano il rischio di malattie degenerative a carico di polmoni, fegato, osso, cuore e vasi.

Mantenere una vita di relazione ed interessi/hobby personali. Numerosi studi hanno dimostrato come questi aspetti contrastino i disagi emotivi e mantengano le attività cerebrali, migliorando la qualità della vita. Se tuttavia questi accorgimenti non fossero sufficienti allora si può ricorrere a terapie; ne esistono di diversi tipi, sia locali che generali, sia ormonali che non. Ogni donna potrà avere la terapia ritagliata su misura in base ai sui disturbi, alla sua storia clinica , ai suoi fattori di rischio ed ai suoi desideri. Quindi i disturbi del climaterio e della menopausa non vanno considerati come fastidi da sopportare perché peggiorano la qualità della vita e sono un campanello di allarme per un aumentato rischio alle malattie croniche soprattutto cardiovascolari. Le terapie sistemiche non ormonali sono indicate per chi ha disturbi lievi-moderati o per chi assolutamente non può o non vuole assumere ormoni.
Sono a base di fitoestrogeni estratti dalla soia o dal trifoglio rosso, che tuttavia sono controindicate per le pazienti con pregressa neoplasia mammaria. Altri prodotti contengono cimicifuga racemosa oppure estratti di polline: esistono anche preparazioni con miscellanea di varie sostanze in grado di agire su più sintomi, quali vampate di calore, disturbi del sonno, tono dell’umore e metabolismo. Per le pazienti che lamentano soprattutto disturbi vescicali e vaginali (disuria, cistiti ricorrenti e secchezza vaginale) si può usare un topico a base di fitoestrogeni e/o  a. ialuronico.
Esistono anche creme ed ovuli che contengono estrogeni a basse dosi oppure  un preormone, il prasterone, che nelle cellule bersaglio viene trasformato in estrogeni o androgeni a seconda della necessità o specializzazione della cellula.
Sempre per questi disturbi si utilizzano anche terapie fisiche quali il laser e la radiofrequenza, in grado di migliorare la secchezza vaginale e la modesta incontinenza urinaria: tali trattamenti sono indicati per chi non può eseguire trattamenti ormonali o non ha la costanza di applicare creme almeno un paio di volte la settimana per anni. Tuttavia se i sintomi generali sono importanti la terapia più efficace è la Terapia ormonale sostitutiva (TOS), la sola in grado di alleviare/eliminare i disturbi migliorando significativamente la qualità della vita della paziente in primis, ma anche delle persone con cui quotidianamente interagisce. La TOS non è adatta per tutte le donne, esistono delle precise controindicazioni, e trova spesso resistenza nell’essere prescritta. Esiste la paura che gli ormoni facciano male all’organismo: riflettiamo allora sul fatto che nel sesso femminile i problemi incominciano a comparire proprio quando gli ormoni rallentano e poi cessano la loro produzione; perché allora non incominciare ad assumerli per rallentare i processi di invecchiamento? Con la TOS si mantiene basso il rischio cardiovascolare, si previene l’osteoporosi, si rallenta il decadimento cognitivo, si mantiene la pelle più idratata e trofica come pure i muscoli e le mucose vaginali e vescicali. Vi è anche una riduzione nell’incidenza di alcuni tumori: riduzione del 50% del tumore ovarico (effetto protettivo proporzionato alla durata del trattamento), riduzione del 50% del tumore dell’endometrio, riduzione del 20% del tumore del colon retto: le persone che hanno familiarità per queste patologie potranno giovarsene. Vi è un lieve aumento del rischio per carcinoma mammario, dopo alcuni anni di utilizzo, con incidenza comunque  inferiore a 1/1000 , minore, per questa patologia, rispetto a chi fa vita sedentaria o è obesa o abusa di alcolici. Recentemente è stata però introdotta una TOS con un farmaco che protegge il seno. I principi attivi sono diversi e diverse le vie di somministrazione, allo scopo di personalizzare la terapia in base alle patologie pregresse, alla familiarità ed ai desideri della paziente.
 E’ fondamentale un inizio precoce nelle donne sintomatiche, per massimizzare i benefici; già in perimenopausa o subito dopo, comunque prima dei 60 anni o entro i dieci anni dalla menopausa e va continuata a lungo, per anni, riducendo progressivamente le dosi.